OLDER WOMEN ROCK!
La poeta orale e attivista sessantenne Leah Thorn ha concepito un progetto intitolato “Older Women Rock!”, che si potrebbe tradurre “Le vecchie spaccano!”, per affrontare il tema della discriminazione basata sull’età. Attraverso incontri e conversazioni con donne coetanee o più grandi, Leah sovverte i pregiudizi sessisti sulle donne anziane, con lo scopo di celebrarle e sfidare l’invisibilità che deriva dall’età. Il progetto è stato realizzato tramite una varietà di opere artistiche originali: la realizzazione di vestiti vintage decorati con poesie, sfilate di moda, flashmob di danza… I temi affrontati sono la cancellazione totale delle donne anziane nei media (o la loro rappresentazione come stereotipi su cui ironizzare), l’industria della bellezza che costruisce grandi profitti sulle insicurezze delle donne, le pensioni ridicole che ricevono per lavori sottopagati e per le mansioni di cura che si sono sempre accollate, il bisogno di nascondere i cambiamenti fisici dovuti all’età come i capelli bianchi… Le artiste con cui Leah ha collaborato sono la scultrice Nicolette Goff, l’artista del lavoro a maglia Deborah Nash, la stilista di moda Claire Angel, l’artista tessile Trish Bishop e le componenti del Gruppo del Ricamo Profano.
Prima italiana
DocumentaryActivist and spoken word poet, Leah Thorn, tackles ageism against women with poetry, retro clothes, performance and film. The issues she confronts are the lack of older women in the media and when we are present, we are a stereotype or a joke, the beauty industry making a fortune out of older women’s insecurity, poverty – many women having small pensions because they had low-paid work and/or breaks in employment to raise children or to care for ageing parents, the need to conceal, or be ‘discreet’ about physical changes like greying hair, facial hair or incontinence. She collaborated with some fantastic older women artists – sculptor Nicholette Goff, knitting artist Deborah Nash, fashion stylist and fashion lecturer Claire Angel, textile artist Trish Bishop and members of the brilliantly-named Profanity Embroidery Group – who embroidered, burned, printed, cut, beaded and stained her poetry and other women’s testimony onto retro clothes and accessories.
